23.12.11

r/037 - Falange etrusca

Il titolo di questo post doveva essere in origine "Astragalo etrusco", ma dopo un'attenta osservazione del pezzo in questione mi sono visto costretto a modificarne l'oggetto, così come il contenuto.
Ma procediamo con ordine, e vediamo di raccontare questa storia dall'inizio.


Siamo nel X° secolo a.C. (ho detto dall'inizio)... Nell'Italia centrale si sviluppa una civiltà che per secoli manterrà una sua identità ben precisa, prima di essere assimilata da quella romana: gli etruschi.
La zona d'influenza di questa popolazione va dall'attuale Toscana a parte dell'Umbria e del Lazio, e prende il nome di Etruria.

E' una civiltà sulle cui origini il dibattito è ancora piuttosto acceso. Anche la lingua di questo popolo non è stata decifrata, nonostante i caratteri della sua scrittura siano simili a quelli del greco arcaico. Di conseguenza, le poche nozioni conosciute ci vengono da testi romani di molto posteriori ai fatti narrati. La cultura etrusca comunque è stata assimilata da quella romana, alla quale ha dato un contributo non indifferente.
Comunque, non avendo intenzione di scrivere un trattato storico, vi rimando a Google, Wikipedia o all'ascolto di questa interessante puntata di Historycast.

Tra i principali insediamenti urbani etruschi troviamo Velathri, l'attuale Volterra.
E' qui che, in un week-end di primavera del 1990 (circa tremila anni dopo), fa la sua comparsa un quindicenne che, insieme ad un gruppo di ciclo-turisti genovesi, sta percorrendo le campagne toscane in sella alla sua bici.
La ridente cittadina, posta sull'alto di un colle duramente conquistato a pedalate, è la meta finale del loro viaggio. 
Il giorno successivo all'arrivo, quel ragazzo ha l'occasione di visitare i musei e le vie della città, rilassandosi poi su un prato del parco che circonda la rocca.
Accanto al parco si trovano i resti di una necropoli in via di scavo. Un cartello dice chiaramente "Area archeologica - vietato l'accesso" ma la recinzione appare divelta in più punti, segno che molti curiosi non hanno rispettato il divieto e si sono intrufolati per osservare gli scavi da vicino.

L'area archeologica di Volterra così come appare in tempi più recenti

Ora, se avete capito chi era quel quindicenne, penso possiate immaginare quanto fosse "curioso". A questo punto il resto potete immaginarlo da soli senza che stia a descrivere nello specifico le effrazioni che ha commesso.
Per farla breve, il risultato è un piccolo souvenir che si è andato ad aggiungere alla sua collezione di cianfrusaglie ed è stato conservato per vent'anni su uno scaffale (dov'è tuttora) con una particolarità: è stato scambiato per qualcosa che in realtà non è.

L'astragalo è un osso presente nel piede umano e in quello di animali quali pecore e montoni, e veniva usato fin da tempi molto antichi come dado nel gioco degli "aliossi". Ogni faccia possedeva un proprio valore (1, 3, 4 o 6). La combinazione più ambita era il colpo di Afrodite che consisteva nell'ottenere in un solo lancio tutte facce diverse.
Avendo appena studiato al liceo l'arte etrusca, il ragazzino in questione identificò immediatamente quell'osso come un astragalo originale, di cui aveva osservato alcuni esemplari al museo archeologico poche ore prima e che a talvolta veniva inserito nel corredo funebre del defunto.
Anche il professore di storia dell'arte confermò la sua tesi, classificando di fatto l'oggetto come astragalo.


Questa etichetta gli sarebbe rimasta per i successivi 20 anni, fino al momento in cui, in vista dell'inserimento nel catalogo del Rumentaio, una ricerca sul web avrebbe smontato la tesi iniziale convertendo quel prezioso reperto in... una falange
Sì, sempre di osso si tratta. Non però come parte di un vecchio gioco, ma del piede del proprio defunto!


Insomma, un pezzo di etrusco che se ne sta a prendere polvere su una mensola della camera da letto di un improvvisato Indiana Jones per più di vent'anni... Boh, in fondo il tizio (o la tizia) in questione riposa ormai da tanto tempo e non credo che la cosa lo/la possa disturbare.


Comunque, confrontando le foto con le immagini qui riportate credo proprio che non ci siano più dubbi circa la sua provenienza. La mia ipotesi è che si possa trattare di una falange prossimale dell'alluce oppure di un grosso pollice. Per saperne di più dovrei farla vedere ad un esperto, ma non ne vedo l'utilità. Lasciamo a questa reliquia almeno un po' del suo mistero.


In effetti non è neppure certo al 100% che si tratti dei resti di un etrusco. Potrebbe appartenere ad un individuo vissuto in epoche più recenti, anche se l'osso appare scavato dai solchi lasciati dai microorganismi che se ne sono nutriti nel corso dei secoli.
Se si riuscisse a far parlare quell'osso, oltre a chiarire le proprie origini potrebbe fare un po' di luce sulla lingua parlata dal suo proprietario...

Ma la vedo dura.

DETTAGLI:
Dimensioni: altezza cm 3 - base cm 1,5 / 1,8
Provenienza:
Maggio 1990. Volterra (PI).

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