30.4.09

r/031 - Etichetta di frigo

Etichetta in alluminio di un vecchio frigorifero marca Ready.

Quando ho raccolto questa targhetta, del frigo a cui apparteneva non vi era più alcuna traccia. Quel vecchio Ready 500 degli anni '50 ormai starà arrugginendo in chissà quale discarica...
E dopo fettine d'agnello, cavolfiore bollito e latte parzialmente scremato, i suoi ripiani ospiteranno solo terra sporca, diossina e vermi.

Il rudere nel quale l'ho trovata era tutto ciò che restava di una vecchia struttura militare dell'ultima guerra (probabilmente un deposito di viveri o munizioni, a giudicare dalla doppia muratura), che deve essere stata abitata per un certo periodo anche dopo il conflitto, fino al suo totale abbandono negli anni '50 /'60.

E ora passiamo al tema del post: il frigo!

La maggior parte di noi sono nati con un frigo in casa, e siamo così abituati alla sua presenza che non riusciremmo ad immaginare una cucina senza la sua rassicurante presenza. E' come l'interruttore della luce, ci si rende realmente conto che esiste solo quando per qualche motivo non funziona.
Eppure il frigo è entrato nelle nostre case in tempi più o meno recenti. Quando i nostri nonni erano giovani, nessuno di loro aveva in casa un frigo.
Esistevano però le ghiacciaie, ed esistevano tutta una serie di tecniche e di accorgimenti per fare in modo che il cibo si conservasse più a lungo.
Tutte conoscenze che si sono perse poco a poco proprio a causa di questo grosso cassone metallico che apriamo e chiudiamo decine di volte al giorno. Dal suo ventre ghiacciato peschiamo ogni sorta di tesoro considerandolo una fatto normale... ma fermiamoci un attimo a riflettere... Quante di queste cose sarebbero miraggi impossibili in mancanza di un frigo: una bibita ghiacciata in piena estate, le polpette fatte dalla nonna una settimana prima, il barattolo aperto di peperoni alla griglia provenienti dal Perù...

E se un giorno, per qualche motivo, non fosse più possibile fare affidamento sul frigo per conservare i cibi? Quali sarebbero le ripercussioni sulla nostra vita? Saremmo capaci di mantenere inalterate le nostre abitudini alimentari affidandoci a qualche metodo alternativo?
Allo stato attuale delle cose, la risposta è NO.

Non è poi così assurdo pensare che un giorno il frigo ci abbandoni, magari anche solo temporaneamente. Questo infatti, come tanti altri oggetti presenti nelle nostre case, per funzionare ha bisogno della corrente elettrica. L'elettricità è prodotta da centrali di vario tipo (nucleari, a carbone, idroelettriche, fotovoltaiche, eoliche, ecc.) e distribuita capillarmente su tutto il territorio attraverso una estesa rete di centraline, tralicci, trasformatori...
Un meccanismo complesso e delicato che potrebbe incepparsi in qualsiasi momento per il motivo più banale (per esempio la caduta di un traliccio, come nel black-out che oscurò l'intera penisola nel settembre del 2003).

La causa in realtà potrebbe essere anche ben più seria, come per esempio una tempesta solare particolarmente forte, che raggiungendo il campo magnetico terrestre provocherebbe la fusione dei trasformatori e la conseguente paralisi elettrica per tempi decisamente più lunghi, forse anni. Le conseguenze a livello globale di un evento del genere sarebbero catastrofiche.

Vorrei però tornare all'argomento di questo post e cercare di fare un ragionamento più costruttivo.
In casi come quello sopra esposto, che cosa potremmo fare per continuare a conservare i cibi (sempre che dopo le scene di panico e i saccheggi che si verificherebbero ci fosse ancora del cibo da conservare) ?
Innanzi tutto, è necessario sapere che non tutti i cibi si conservano allo stesso modo, e che alcuni sono molto più difficili da mantenere commestibili.

Gli alimenti che hanno vita più lunga sono i cereali. Conservati in luogo asciutto e lontano da parassiti, possono mantenersi inalterati per anni. Macinando i cereali si ottiene la farina, che insieme all'acqua crea il pane, ovvero la base dell' alimentazione umana.
Insomma, se abbiamo cereali e acqua potabile, non moriremo di fame.

Poi abbiamo le verdure e la frutta di stagione, che non durano a lungo, ma che possono essere raccolte e consumate al momento, sempre avendo a disposizione le piante che le producono. In questo è sicuramente avvantaggiato chi ha un terreno o anche un piccolo orto.
Tutto il sistema di produzione in serra dipende dai macchinari che mantengono temperatura e umidità ottimali per poter produrre meloni e pomodori in pieno inverno...
Inoltre, se viviamo in Italia, dimentichiamoci le banane e le noci di cocco, prodotti che per arrivare fino a noi attraversano l'oceano in celle frigorifere a bordo di grosse navi da carico!
Molte verdure possono essere seccate al sole o cotte e conservate sott'olio in barattoli sterilizzati e chiusi ermeticamente, per poi essere consumate anche a distanza di anni.
Tre o quattro anni fa usai un barattolo di salsa di pomodoro preparata da mia nonna nel 1996!

I latticini vanno consumati in tempi brevi, anche se i formaggi stagionati, protetti dalla loro crosta, possono durare più a lungo. Le dispense di una volta erano sempre luoghi scuri e chiusi (la luce altera gli alimenti), spesso ricavati in cavità del terreno o in grotte naturali, che mantengono una temperatura fresca e costante in ogni stagione. Inutile dire che le nostre case moderne e funzionali non sono preparate a questa eventualità...

Il latte appena munto va bollito e bevuto in giornata (per imparare la nobile arte della mungitura, vi rimando a QUESTO post).

Le uova hanno anch'esse durata molto breve, ma possono essere conservate più a lungo se bollite. In questo caso però è importante non risciacquarle con acqua fredda, perché i batteri presenti (anche nell'acqua potabile) penetrerebbero attraverso il guscio e si riprodurrebbero liberamente all'interno dell'uovo stesso.
In questo caso però la soluzione è semplice: basta avere due o tre galline in cortile o sul terrazzo, e non mancheranno uova fresche tutti i giorni!

Il pesce e la carne sono gli alimenti di più difficile conservazione, ma a dire la verità sono anche i primi a cui possiamo rinunciare senza conseguenze negative per la salute. Anzi, semmai è vero il contrario.
Io sono assolutamente di parte in questo argomento, avendo abbandonato il consumo di carne e pesce da quasi 15 anni, e penso che quella vegetariana sia la migliore scelta possibile in ambito alimentare. Ma non preoccupatevi, non ho intenzione di fare propaganda.
Semplicemente guardatevi nel piatto, e fate la vostra scelta, pensando che voi diverrete quello che state mangiando.

Se la vostra scelta è quella di continuare comunque a mangiare carne, sappiate che anche questa può essere conservata per tempi lunghi senza l'ausilio di frigo o congelatore, ma che è necessario sottoporla a trattamenti un po' più complessi. Per esempio, si può procedere alla produzione di insaccati, combinando i vantaggi della disidratazione e della salatura. Quest'ultimo metodo è il più usato sin dall'antichità, in quanto il sale uccide i batteri che ne provocherebbero la decomposizione.
Dopo essere stata opportunamente speziata, la carne va tenuta varie settimane sotto sale, e successivamente può essere appesa al sole ed essiccata (anche questo processo tarda parecchie settimane, da 5 a 16). L'importante quindi è trovarsi in una zona secca e molto soleggiata!

La stessa tecnica può essere usata anche per il pesce (vedi lo stocafisso).

I nostri avi, che siamo abituati a considerare meno furbi di noi semplicemente perché nacquero in epoche tecnologicamente meno avanzate, riuscivano ad avere ghiaccio perfino in piena estate. Come facevano?
Con le ghiacciaie.


Le ghiacciaie erano piccoli pozzi di pietra coperti a volta, dove si andava stipando la neve durante l'inverno per averla poi a disposizione nelresto dell'anno. Si usarono fino all'inizio del ventesimo secolo, quando fece la sua apparizione il ghiaccio artificiale.

Sul fondo del pozzo si sistemava una travettatura in legno (da 50 a 100 cm) per separare il ghiaccio dal suolo e lasciar colare l'acqua a terra se questa era sufficientemente porosa. In caso contrario si costruiva a questo scopo un sistema di scolo. La neve e il ghiaccio venivano calpestati e schiacciati con pale o mazze di legno fino a formare una massa compatta e senza spazi vuoti, favorendo così la sua conservazione. Si versavano poi secchiate d'acqua, a volte sale, per formare un blocco di ghiaccio il più possibile omogeneo per facilitarne la conservazione e l'uso durante il periodo più caldo dell'anno.

La neve si disponeva su strati separati da paglia, felci o fogliame al fine di aumentarne l'isolamento e facilitare il successivo lavoro di taglio. Si doveva avere cura di non lasciare vuoti d'aria e di non collocare troppa paglia per evitare che questa fermentasse rilasciando calore
(fonte: Bordòn para el recuerdo)

Ecco, a questo punto, con un po' di fortuna saremo in grado di riorganizzare la nostra vita (alimentare e non) anche in un mondo senza più corrente elettrica e liberi dalla schiavitù fisica e psicologica del frigorifero.
Se poi nel frattempo avremo avuto la possibilità di costruirci senza spendere troppo una casetta in collina con tanto di orticello e fattoria personale, saremo a cavallo!

...O sentiremo la mancanza della TV?

DETTAGLI:
Dimensioni: cm 5 x 4
Peso: 1 gr
Produttore: C.Paccagnini inc. - Milano

Dati frigo:
Tipo: 500
Armadio n° 231404
Gruppo n° 771404
Tensione: 220 Volt

Provenienza:
2005. Un vecchio rudere sulle alture di Genova, un pomeriggio d'estate in cerca di more.

1 commento:

Werner Maresta ha detto...

Segnalo un altro articolo apparso oggi su Repubblica che riporta lo stesso studio della NASA visto in questo post:
http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/tecnologia/cellulari-2/cellulari-2/cellulari-2.html

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