10.10.08

r/022 - Olambrillas di Granada

Insieme di sette piastrelle in ceramica raffiguranti soggetti tradizionali andalusi.

"Olambrillas" è il nome specifico di questi elementi decorativi, che vengono impiegati nei pavimenti di cotto inserendoli tra le normali piastrelle (come si vede dalla foto qui sotto). Un modo semplice e non troppo dispendioso per dare un'aria decisamente più "ricca" al pavimento di casa.

Le mattonelle presentano cinque tipi diversi, due dei quali ripetuti, anche se con colorazioni differenti:
Il castello, l'aquila, la melagrana (simbolo di Granada, di cui abbiamo già parlato a proposito del tombino r/004), il leone e il cane.
Anche questi oggetti, come altri visti in precedenza, sono stati da me trovati durante una delle mie escursioni in bicicletta attorno alla città di Granada. Questa volta però il ritrovamento è avvenuto in circostanze particolari che racconterò qui di seguito.
In fondo potrebbe avere anche una funzione educativa...

Nel 2005 il tour estivo dei Deep Purple toccò la cittadina di Atarfe, un comune a qualche chilometro da Granada. Il paese non è niente di speciale (non me ne vogliano gli abitanti) e il concerto neppure fu memorabile (ben altro rispetto a quello visto a Genova nel '94).
Comunque, proprio alle spalle del paese, incombe una montagnola appuntita coronata da un piccolo santuario: La Ermita de los Tres Juanes (Eremo dei Tre Giovanni), una struttura in realtà piuttosto recente costruita sui resti di un antica fortezza araba dalla quale si domina tutta la pianura fino alle pendici della Sierra Nevada.
Il santuario è accessibile tramite una strada che sale dal versante meno ripido della montagna, ed è un'ottima meta per ciclisti ed escursionisti, cosìcché decisi di provarci anch'io con la mia bici.

Doveva essere il mese di luglio, e la temperatura in quel periodo raggiunge e a volte supera i 40°c.
Quante volte mi è stato raccomandato di non uscire con la bici nelle ore di calore, e di aspettare almeno le cinque del pomeriggio... Ma tant'è, l'abitudine genovese di uscire alle 3 per non tornare col buio, ha avuto la meglio, e poi che diamine, mi metto il casco, porto una bottiglietta d'acqua... cosa mai potrà succedere?
Be', ecco qua cosa può succedere: per cominciare potrei perdermi... in fondo non sono mai andato fino ad Atarfe in bici, e la strada che ci arriva, in alcuni punti non è studiata proprio per le due ruote a pedali: rotonde, incroci, svincoli, mezzi pesanti... Insomma, ad un certo punto devo svoltare a destra, e invece vado a sinistra.
La strada, da statale poco trafficata, si trasforma in una vera e propria superstrada, con guardrail e segnaletica luminosa, l'aria calda e polverosa spostata dai camion che mi superano a grande velocità non mi rende certo la gita molto gradevole, così decido di tagliare per una stradina laterale che sembra tornare nella direzione giusta. Sembra...
Dopo qualche chilometro la strada diventa più stretta, si trasforma in sterrato, e si infila tra i campi... nessun cartello, nessuna indicazione.
Attraverso un grosso cantiere di un quartiere residenziale che sta sorgendo in mezzo al nulla. Casette a schiera tutte uguali, dove prima c'erano solo ulivi. Cemento, polvere, gru e mezzi immobili sotto il sole (è domenica e il cantiere è deserto). Leggo il nome del luogo su un cartello, ma non mi dice nulla. Non so più dove sono né in che direzione devo andare.

Ormai sto abbandonando l'idea di raggiungere la mia meta, troppe energie sprecate cercando di districarmi tra sentieri e stradine, e poi ho già bevuto metà dell'acqua.
Potrei però approfittarne per esplorare un po' quella zona che non conosco. E' un errore, ma me ne renderò conto solo tra un po'.
La stradina si inerpica su per una collinetta ricoperta di ulivi, fa una leggera curva, scende sul versante opposto per poi risalire su un'altra collina simile alla precedente, dalla quale l'unica cosa che si riesce a scorgere guardando in ogni direzione sono altre collinette tutte uguali, ricoperte di ulivi... un paesaggio ipnotico, non particolarmente indicato per chi non sa bene dove si trovi.

Il sole è ancora alto, e l'aria è calda e immobile. Sudo. Sono stanco di salire e scendere a quella maniera. Il cinturino del casco mi stringe sotto il collo, dandomi una leggera sensazione di nausea. Ho sete. Mi fermo. Sudo ancora. Appoggio un piede a terra e mi slaccio il casco. Bevo un sorso d'acqua dalla bottiglietta. E' calda e sa di plastica. Che schifo. La sputo. Mi sento pervadere da una forte debolezza. Sento che sto per vomitare. Sudo freddo. Respiro profondamente. Sono pochi secondi, poi passa... Ma sono sempre sotto il sole, e non vedo neanche un'ombra... Ah, sì, eccola! Pochi metri più indietro, ho appena superato un muretto con un cancello metallico, l'ingresso a una proprietà privata. L'unica ombra per centinaia di metri. Giro la bici e torno indietro. Di nuovo la nausea. Mollo la bici in mezzo alla stradina e mi siedo in terra con la schiena contro il muro. Passa... ora passa.

Dopo 10 minuti sono ancora lì, ma ormai sto meglio, è passata. Ora riesco a mettere a fuoco l'ambiente circostante: ci sono delle case lì vicino, non sono in mezzo al nulla come mi era sembrato. Accanto a me ci sono un vecchio pneumatico usato e un mucchio di detriti edilizi, appartenenti probabilmente alla casa che sta dietro quel cancello.
Dalla montagna di calce e mattoni spunta anche una mattonella. La raccolgo.
Sotto le incrostazioni di cemento si intravede un disegno...
Bella! Ma... ce ne sono altre!... sono 2... no, 4.. 5... 7!
Ed eccole qua. Carico tutto nello zainetto, mi rimetto il casco, e torno da dove sono venuto, sperando di trovare la strada più breve per Granada. Il sole intanto sta scendendo.
Per oggi la lezione è finita.

Comunque sono tranquillo, anche se domani il prof mi interroga, stavolta l'ho imparata bene!

DETTAGLI
Dimensioni singola mattonella: cm 7 x 7 x 1
Peso: 500 gr cad.

Provenienza:
2005, ai bordi di una stradina tra i campi di ulivi, tra Granada e una meta mai raggiunta.

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